Tanzania...

Andare in Africa era il mio sogno da tanto tempo.
L'Africa, con elefanti e giraffe, paesaggi gialli della savana, colori e sapori, vento e polvere, bambini colorati che portano al pascolo caprette, stoffe e frutti, canne da zucchero, banane, braccialetti di perline, capanne, lunghe strade da percorrere, traffico, parchi naturali, campeggi, fiumi. Ora ho finalmente visto gli animali nel loro ambiente, fatto foto, dormito in tenda nei parchi, contrattato, assaggiato, osservato, respirato polvere, nuotato nelle cascate. 
Per molti aspetti sono soddisfatta. 
Rimane però una impressione strana che solo ora inizio a riconoscere e identificare: è un senso di esclusione. Chi sogna l'Africa in qualche modo vorrebbe sentirsene parte anche solo per poco tempo. Vorrebbe confondersi, vivere il contatto stretto con luoghi e persone così come loro - gli africani - riescono a fare tanto bene. Ma la verità è che per un turista questo è difficile. È come se a noi venissero riservati luoghi, itinerari e trattamenti su misura. Il nostro colore ci tradisce quando cerchiamo di confonderci nella folla del mercato o di passeggiare per le strade dei villaggi. Agli occhi dei locali siamo turisti ricchi con molti soldi da spendere e poco importa se abbiamo risparmiato mesi per il viaggio, se abbiamo un fondo cassa da non sforare, se dormiamo in tendine portate da casa invece che in alberghi di lusso o se siamo spinti da un desiderio vero di un contatto … sembriamo tutti uguali.
Bisognerà tornare presto, magari senza girare tanto, magari per più tempo e con la famiglia al completo, con altri ritmi e altre priorità. In fondo l'Africa adesso sembra più vicina.

Solo qualche foto, mi sono contenuta più che potevo :




















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